Ricerca su macerie

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In questo tipo di ricerca, il conduttore, munito di caschetto, guanti, scarponcini ed in alcuni casi di mascherina, si presenta con il suo cane a chi gestisce la zona, verifica che le macerie siano state messe in sicurezza (impianti elettrici e del gas staccati), si fa assegnare una zona di ricerca, talvolta senza sapere l’esatto numero di dispersi e facendo lavorare il cane in autonomia, mentre lui resta all’esterno delle macerie.

Il cane segnala con l’abbaio il ritrovamento di una persona sepolta.

Il cane viene addestrato a non raschiare con le zampe anteriori le macerie, perché può essere pericoloso per lui e soprattutto per la persona sepolta, dato che possono verificarsi altri crolli o scosse di assestamento ed è possibile rilevare la presenza di pezzi di vetro, lamiere e filo di ferro che possono ferirlo.

Inoltre, la presenza di altri cani che stanno operando nelle vicinanze non deve essere motivo di distrazione dal proprio lavoro. Nella ricerca su macerie, il cane deve essere privato di guinzaglio e collare, che potrebbero creare difficoltà o pericoli nel caso si impigliassero.

I cani operativi su macerie vengono gradualmente abituati a rimanere per ore nei trasportini ed a viaggiare negli appositi carrelli, perché l’intervento di ricerca su macerie può richiedere un viaggio in auto o in aereo ed una lunga attesa prima di poter operare. Grazie a questo addestramento, due nostre u.c.s., intervenute per il terremoto in Iran, hanno potuto tranquillamente affrontare un viaggio in auto da Verona a Pisa ed imbarcarsi su un aereo militare, nelle apposite gabbie, per un volo senza scalo di circa undici ore.

Come per la ricerca in superficie, dopo circa 2 anni di addestramento ed attività nel Nucleo, l’u.c.s. svolge l’Esame E.N.C.I., che una volta superato viene riconosciuto valido per interventi sia a livello nazionale, che internazionale.

 

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